Problems and perspectives of the Italian fiscal system: from theory to policy
Economia italiana, 1/2020.
La struttura dei sistemi fiscali vigenti e le riforme dei sistemi di tassazione sono un argomento molto dibattuto negli ultimi decenni in cui si cercano strumenti efficaci per favorire una crescita equilibrata dei Paesi cercando di perseguire sia obiettivi di equità e efficienza da una parte sia un contrasto efficace all’evasione fiscale.
L’ultimo volume speciale di Economia Italiana, edito da Emma Galli e Paola Profeta, si propone proprio di affrontare alcuni temi di cruciale importanza per la finanza pubblica italiana analizzando diversi aspetti e dimensioni del complesso sistema tributario italiano che trae le proprie origini quale risultato naturale e fisiologico del processo politico.
I contributi del volume propongono di analizzare in chiave critica il disegno istituzionale italiano e la realizzazione di alcune riforme fiscali. In particolare in questa breve rassegna ci soffermiamo su alcuni dei contributi che si concentrano sull’Irpef e alcune specifiche riforme del tributo volti a ridurne gli effetti distorsivi, proponendo un’analisi delle eventuali conseguenze di tali proposte.
In “Le riforme dell’IRPEF: uno sguardo attraverso 45 anni di storia”, Simone Pellegrino e Paolo Panteghini approcciano in chiave storica le riforme dell’Irpef, analizzando le tappe fondamentali di tale imposta dalla sua istituzione nel 1974 al giorno d’oggi. In particolare pongono l’accento come questi 45 anni siano stati caratterizzati da frequenti modifiche, sovente perlopiù per ragioni politiche ed esigenze di gettito, ed evidenziano un marcato processo di erosione della base imponibile dovuta da una parte dal proliferare delle spese fiscali e dall’altra dalla crescita disordinata di numerose forme sostitutive di imposizione. Gli autori si soffermano in modo conciso ma esaustivo sulle numerose criticità delle riforme che si sono succedute e che hanno portato alle molteplici controversie del sistema italiano di oggi per concludere con un monito di revisione strutturale del tributo.
Nel contributo seguente, “Effetti distributivi della flat tax: il caso italiano”, Massimo Baldini e Leonzio Rizzo si concentrano sugli effetti di un’eventuale riforma atta alla semplificazione dell’attuale sistema impositivo basata sul passaggio alla flat tax come auspicato fortemente da alcune forze politiche negli ultimi anni. Gli autori dapprima descrivono le caratteristiche e applicazioni di tale implementazione in alcuni paesi, in particolare appartenenti all’Europa dell’Est, per comprenderne l’eventuale impatto se applicato al contesto italiano sotto diversi punti di vista. Sebbene gli autori sostengano che una riduzione delle aliquote Irpef sia necessaria per rilanciare la crescita economica, per ridurre il cuneo fiscale e per motivi di equità tra soggetti che percepiscono redditi di tipo diverso, dalla loro analisi emerge che tale riforma provocherebbe uno shock per il sistema italiano che si troverebbe dinanzi a un trade-off tra riduzione del gettito fiscale e redistribuzione. Propongono invece di procedere con gradualità e promuovere riforme nell’ottica di ampliare la base imponibile del tributo in modo più uniforme rispetto alla versione attuale, con un’incidenza minore sui redditi medi, e di ridurre il numero di scaglioni ma mantenendo un grado di progressività che, anche se minore di quello attuale, sia superiore a quello ottenibile da un’imposta ad aliquota unica.
In un terzo saggio sempre dedicato all’Irpef ma da un punto di vista differente intitolato “Carico fiscale sul lavoro dipendente in Italia: come alleggerirlo e incentivare il lavoro”, Piergiorgio Carapella, Giovanna Labartino, Francesca Mazzolari e Lorena Scaperrotta si concentrano sull’attuale struttura impositiva Irpef e sugli effetti distorsivi sull’offerta di lavoro dovuti alle elevate aliquote marginali di tassazione anche a seguito dell’introduzione del bonus “80 euro”. Grazie a un modello di micro-simulazione EUROMOD, gli autori presentano scenari di tassazione a seguito di diverse ipotesi di riforma dell’Irpef volte ad alleggerirne il carico e a rafforzare gli incentivi al lavoro. In particolare suggeriscono due tipi di interventi: una rimodulazione delle aliquote Irpef in particolare per i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi e l’estensione del bonus con contestuale accorpamento dei primi due scaglioni Irpef per stimolare la partecipazione al lavoro per individui con basse prospettive di reddito e second earners.
Infine, un’ulteriore riflessione sulla necessità di una revisione dell’attuale Irpef, ma anche su IVA e imposte decentrate, la offre Paolo Liberati in “Alcune riflessioni sul sistema tributario Italiano”. Per quanto concerne l’Irpef, egli si sofferma sul difficile mantenimento dell’attuale profilo di progressività del tributo date le violazioni del criterio di equità orizzontale a seguito da una parte della concentrazione della base imponibile sui redditi da lavoro dipendente e sulle pensioni, e dall’altro da un elevato grado di erosione e di evasione. Liberati propone dunque una revisione dell’Irpef in quanto altamente auspicabile. Per quanto concerne l’IVA, invece, propone di valutare una rimodulazione sia in termini di numero di aliquote, sia in termini di peso relativo sul Pil rispetto al prelievo personale. Infine, offre una riflessione sulla stabilità del sistema di prelievo decentrato, con particolare riguardo alla tassazione comunale sull’abitazione principale, alla compatibilità tra l’Irap regionale e l’Ires centrale, e all’uso delle addizionali Irpef a entrambi i livelli.