Women’s voice on redistribution: from gender equality to equalizing taxation
Bozzano M., Profeta P., Puglisi R., Scabrosetti S., 2024 – European Journal of Political Economy
L’uguaglianza di genere influisce sulla redistribuzione?
La redistribuzione è uno degli obiettivi fondamentali dell’intervento pubblico ed è attuata prevalentemente attraverso un’imposizione fiscale di tipo progressivo. Nelle democrazie rappresentative, le politiche pubbliche dovrebbero riflettere le preferenze dei cittadini, che variano a seconda di diverse dimensioni, tra cui il genere. Tuttavia, sia le istituzioni politiche sia le preferenze tendono spesso a mostrare una forte persistenza nel tempo. Questo significa che eventi passati possono continuare a influenzare in modo significativo il presente.
Nell’articolo intitolato “Women’s voice on redistribution: from gender equality to equalizing taxation”, recentemente pubblicato sulla rivista European Journal of Political Economy, Monica Bozzano, Paola Profeta, Riccardo Puglisi e Simona Scabrosetti esaminano la relazione tra uguaglianza di genere – e le sue radici storiche – e la redistribuzione.
Gli autori analizzano in primo luogo la relazione tra le origini storiche dell’uguaglianza di genere e il livello di redistribuzione realizzato attraverso la tassazione, conducendo un’analisi cross-country che copre 143 paesi nel periodo 2000–2016. Per misurare l’effetto redistributivo del sistema fiscale, la variabile dipendente utilizzata è il rapporto tra imposte dirette e imposte indirette, calcolato sulla base del ICTD/UNU-WIDER Government Revenue Dataset. Le imposte dirette sono generalmente progressive per natura, grazie all’utilizzo di aliquote crescenti, detrazioni e agevolazioni, mentre le imposte indirette tendono a essere regressive. Poiché l’uguaglianza del reddito disponibile si ottiene con una maggiore progressività del sistema fiscale, è preferibile utilizzare la tassazione diretta rispetto a quella indiretta per raccogliere entrate e promuovere la redistribuzione. In altre parole, caeteris paribus, un livello più elevato di redistribuzione è più probabile quando il sistema fiscale privilegia le entrate da imposte dirette rispetto a quelle derivanti da imposte indirette. Pertanto, maggiore è il rapporto tra imposte dirette e indirette, maggiore è l’effetto redistributivo della tassazione.
Le radici storiche dell’uguaglianza di genere sono misurate attraverso due variabili. La prima è l’anno in cui le donne hanno ottenuto il diritto di voto, mentre la seconda misura, dal punto di vista storico, l’importanza del ruolo della donna nelle diverse strutture familiari, categorizzate dagli autori sulla base del lavoro del sociologo Emmanuel Todd. La Figura 1 mostra la distribuzione geografica di queste due variabili.
Controllando per fattori economici, demografici e politici in una specificazione più parsimoniosa, e per fattori storici, culturali e geografici in una più completa, le stime rivelano un pattern chiaro: nei paesi in cui il suffragio femminile è stato introdotto più precocemente e/o dove storicamente le donne hanno avuto un ruolo più rilevante all’interno della famiglia, la quota di imposte dirette (rispetto alle imposte indirette o al totale delle entrate fiscali) è significativamente più alta rispetto a quella dei paesi nei quali il voto alle donne è stato riconosciuto più tardi e le disuguaglianze di genere all’interno della famiglia sono state storicamente più rilevanti.
La seconda parte dello studio, integra i risultati ottenuti a livello aggregato, con ulteriori evidenze basate su dati individuali. Per questa analisi, gli autori utilizzano l’European Social Survey (ESS), un dataset biennale di tipo cross-section, che raccoglie attitudini e inclinazioni in 34 paesi europei nel periodo 2002-2016.
La variabile dipendente misura quanto ogni intervistato è d’accordo con l’affermazione: “Il governo dovrebbe ridurre le differenze nei livelli di reddito”. La variabile è stata ricodificata in modo che un valore più alto indichi una maggiore predisposizione individuale verso la redistribuzione. L’uguaglianza di genere è misurata tramite il Global Gender Gap Index (GGGI) del World Economic Forum. Questo indice misura le disparità di genere in quattro dimensioni: empowerment politico, mercato del lavoro, istruzione e salute. Il GGGI varia da 0 a 1, con valori più alti che indicano una maggiore uguaglianza di genere.
Gli autori testano due ipotesi basate su due possibili meccanismi. Secondo la prima ipotesi, in contesti più equi dal punto di vista del genere sia donne sia uomini sarebbero più favorevoli alla redistribuzione, ciò che implicherebbe una correlazione positiva tra uguaglianza di genere e preferenze redistributive medie. L’equità di genere potrebbe, quindi, “tradursi” in una spinta verso l’uguaglianza a livello economico, influenzando in modo simile le preferenze di uomini e donne. In base alla seconda ipotesi, invece, l’uguaglianza di genere si assocerebbe in modo differenziato e disgiunto alle preferenze redistributive di uomini e donne, implicando una maggiore o minore differenza di genere in tali preferenze. I risultati dello studio supportano la seconda ipotesi, mentre rifiutano la prima.
La Figura 2 offre una rappresentazione grafica della correlazione parziale tra l’essere donna e le preferenze redistributive in funzione dell’uguaglianza di genere a livello aggregato, calcolata a partire dalla regressione principale, in cui le preferenze per la redistribuzione sono una funzione di un insieme di caratteristiche socioeconomiche individuali (come reddito, istruzione, età, stato civile, caratteristiche familiari, religiosità e ideologia politica) e del PIL pro capite.
Tale correlazione parziale è quasi sempre positiva e aumenta con il GGGI. Pertanto, in contesti più equi dal punto di vista di genere, il divario positivo tra uomini e donne nelle preferenze redistributive è significativamente più ampio, mentre il livello medio delle preferenze non varia. Questa differenza è statisticamente non significativa in paesi caratterizzati da un basso livello di uguaglianza di genere. Inoltre, in una serie di stime focalizzate sulle quattro componenti del GGGI, gli autori evidenziano che la componente che guida questo risultato è – non sorprendentemente – l’uguaglianza tra donne e uomini nella sfera politica: in altre parole, in ambienti politicamente più equi, le donne sono significativamente più favorevoli alla redistribuzione rispetto agli uomini.
Questo risultato viene ulteriormente rafforzato integrando l’analisi a livello aggregato e quella a livello individuale mediante la tecnica di stima delle variabili strumentali, in cui l’anno dell’introduzione del diritto di voto alle donne e il ruolo storico delle donne all’interno della famiglia fungono da strumenti per misurare l’uguaglianza di genere – e in particolare l’uguaglianza di genere nella sfera politica – al giorno d’oggi.
In sintesi, gli autori dimostrano che nei paesi in cui il suffragio femminile è stato introdotto più precocemente e/o dove storicamente le donne hanno avuto un ruolo più rilevante all’interno della famiglia, il livello di redistribuzione tramite la tassazione è più alto rispetto ai paesi con un’adozione più tardiva del diritto di voto femminile e con disuguaglianze di genere storiche all’interno della famiglia.
A livello individuale, l’uguaglianza di genere amplifica le differenze nelle preferenze redistributive, in quanto le donne tendono ad essere sistematicamente più favorevoli alla redistribuzione rispetto agli uomini, a fronte di uomini che invece non cambiano le loro preferenze. In linea con la “resource hypothesis” proposta da Falk e Hermle (Science, 2018), questi risultati suggeriscono che le donne sono intrinsecamente più inclini alla redistribuzione rispetto agli uomini – forse per motivazioni legate all’assicurazione sociale o all’avversione al rischio – e che in società più egualitarie questa differenza di genere nelle preferenze redistributive abbia la possibilità di emergere “socialmente”. È interessante notare che questa maggiore differenza di genere nelle preferenze redistributive in contesti più equi appare guidata dall’empowerment politico femminile.
Nella misura in cui la redistribuzione del reddito è tipicamente considerata un compito fondamentale dell’intervento pubblico in un’economia di mercato, questi risultati suggeriscono l’opportunità di promuovere l’uguaglianza di genere, sia in generale sia nella sfera politica, per perseguire più efficacemente questo obiettivo redistributivo. Dal punto di vista predittivo, sarebbe interessante esplorare se, nel lungo periodo, istanze pro-redistribuzione più incisive da parte delle donne possano – in contesti più egualitari – tradursi in una riduzione più rapida delle disparità di genere nei redditi e nella ricchezza.