Age, morbidity, or something else? A residual approach using microdata to measure the impact of technological progress on health care expenditure

Laudicella M., Li Donni P., Olsen K.R., Gyrd-Hansen D., 2022 – Health Economics

Il progresso tecnologico e il cambiamento nelle pratiche mediche sono importanti motori della crescita della spesa pubblica per la salute in molti paesi sviluppati, rappresentando il 40-70% della crescita totale della spesa sanitaria. Inoltre, sono il motore del notevole successo nella riduzione della mortalità e nell’aumento dell’aspettativa di vita associata a diverse malattie, ciò che permette agli individui di partecipare al progresso della società per un periodo più lungo. Comprendere l’aumento delle spese per la salute nei paesi ad alto reddito è un aspetto centrale per definire le future politiche sanitarie.

In un recente articolo, “Age, morbidity, or something else? A residual approach using microdata to measure the impact of technological progress on health care expenditure”, pubblicato su Health Economics, Mauro Laudicella, Paolo Li Donni, Kim Rose Olsen e Dorte Gyrd-Hansen indagano se i cambiamenti nella spesa sanitaria possano essere principalmente attribuiti all’invecchiamento della popolazione e alla morbilità o se altri fattori, in particolare il progresso tecnologico e i cambiamenti nelle pratiche mediche, giochino un ruolo cruciale.

L’obiettivo dello studio è valutare in quale misura i fattori non demografici contribuiscano all’aumento della spesa sanitaria nel tempo. Questa indagine nasce dal fenomeno osservato secondo cui la crescita della spesa sanitaria spesso supera i cambiamenti demografici. Gli autori scompongono l’aumento residuo della spesa (RI) sanitaria in componenti attribuibili a (a) un ritardo nel tempo fino alla morte (TTD) — individui che vivono più a lungo dopo shock sanitari — e (b) un aumento dell’intensità nell’uso delle risorse — ovvero richieste di servizi più complete da parte degli individui.

La ricerca combina un approccio basato sulla scomposizione dei residui con l’uso di microdati per ottenere stime più accurate e robuste rispetto agli studi che si basano su macrodati. I dati utilizzati nell’analisi sono estratti dal Registro Nazionale Danese e comprendono tutti i ricoveri ospedalieri e le visite ambulatoriali dal 2000 al 2017. Sfruttando la ricchezza di informazioni sullo stato di salute individuale, gli autori identificano delle coorti di pazienti in base all’anno in cui questi sono stati colpiti da uno shock di salute (ricovero d’urgenza indicativo di un cambiamento nello stato di salute). Rispetto agli studi macroeconomici, l’utilizzo di dati granulari permettere di catturare potenziali influenze di fattori come l’elasticità del reddito e la copertura assicurativa, che altrimenti sarebbero stati ignorati.

La ricerca stima che la spesa sanitaria media per paziente è aumentata del 16,90% tra gli individui che hanno subito uno shock sanitario iniziale nel 2013-14 rispetto a individui simili nel 2005-6. Dopo aver controllato per età, morbilità e status socioeconomico, l’incremento della spesa sanitaria tra i due periodi scende al 10,28%, che corrisponde all’aumento residuo della spesa sanitaria attribuibile al progresso tecnologico e al cambiamento nelle pratiche mediche. L’aumento residuo rappresenta circa il 60% dell’incremento totale della spesa sanitaria (cioè 10,28/16,90 = 60,82%), mentre la morbilità e l’età rappresentano il restante 40% (cioè 1–10,19/16,90 = 39,70%), con l’età che incide solo per il 7% dell’incremento totale (cioè 1–15,77/16,90 = 6,87%). Lo status socioeconomico non influisce sull’incremento totale.

Per i pazienti oncologici emerge una differenza significativa nel modo in cui l’RI viene scomposto. La Figura 1 mostra l’RI della spesa sanitaria nel 2013-14 rispetto al 2005-6, scomposto in TTD ed effetto di intensità dovuto all’utilizzo delle risorse sul campione di tutti i pazienti (sinistra) e per pazienti oncologici (destra). L’aumento residuo (RI) totale cumulato per pazienti oncologici è due volte e mezzo superiore rispetto a tutti gli altri shock sanitari, raggiungendo un totale di 5326 € tre anni dopo lo shock. L’effetto sulla sopravvivenza (ritardo del TTD) è molto più pronunciato per il cancro rispetto a tutti gli altri shock sanitari.

Figura 1

Questo si evince inoltre dalla Figura 2, dove i pazienti oncologici da coorti diverse godono di un netto miglioramento nella sopravvivenza. L’intensità del trattamento (quantità media di risorse allocate) per i pazienti che hanno subito uno shock oncologico iniziale è relativamente inferiore rispetto agli altri pazienti.

Figura 2

In generale, i risultati forniscono una maggiore chiarezza sui fenomeni di “steepening effect”, situazione in cui i costi sanitari aumentano ad un ritmo accelerato man mano che le persone invecchiano o avanzano verso la fine della loro vita. Questo effetto si manifesta principalmente nelle ultime fasi della vita, quando le persone tendono ad avere un bisogno più intenso di cure mediche. Lo studio indica come i costi possano essere contenuti reindirizzando la domanda da prestazioni più costose verso altre con un livello di assistenza meno costoso, ma altrettanto efficace (es. da cure ospedaliere con ricovero a cure ambulatoriali). I risultati hanno implicazioni significative per le politiche sanitarie e le strategie di allocazione delle risorse. Le politiche sanitarie in futuro potrebbero trovarsi a dover bilanciare l’integrazione delle nuove tecnologie mediche con la sostenibilità economica, gestendo al contempo la crescente domanda di servizi sanitari. Questo è particolarmente importante in paesi come l’Italia, dove l’introduzione di un federalismo differenziato potrebbe compromettere la spesa sanitaria se non si raggiunge un equilibrio tra nuove tecnologie mediche e sostenibilità economica. Inoltre, i risultati mettono in discussione le credenze convenzionali che attribuiscono l’aumento dei costi sanitari esclusivamente all’invecchiamento della popolazione, promuovendo una prospettiva più ampia che considera anche il contributo delle tecnologie.

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