Does Social Capital Affect Voter Turnout? Evidence from Italy
Fiorino N., Galli E., Pontarollo N., 2021 – Social Indicators Research
Articolo presentato durante la XXX Conferenza SIEP 2018 “Global structural changes and government challenges”, Università di Padova
A partire dalla seconda metà del secolo scorso, la letteratura economica e politologica ha dedicato crescente attenzione all’analisi del capitale sociale come fattore rilevante alla base del voto nelle democrazie, evidenziando come il civismo, l’associazionismo, l’accesso a reti sociali possano influenzare la partecipazione elettorale.
L’evidenza sul legame tra capitale sociale e partecipazione elettorale è tuttavia ambivalente. Gli studi empirici, infatti, risentono di una mancanza di uniformità sia negli approcci sia nelle misure utilizzate. Alcuni lavori rilevano che il capitale sociale influisce positivamente sulla mobilitazione degli elettori rafforzando il comportamento cooperativo, la fiducia tra individui e quella nelle istituzioni politiche, aumentando la comunicazione e lo scambio di informazioni; altri riscontrano che il capitale sociale scoraggia la partecipazione elettorale in quanto fornisce ai cittadini un canale alternativo al sistema politico per il raggiungimento di obiettivi condivisi.
All’origine di questi risultati contrastanti ci sono la difficoltà di definire in modo univoco un fenomeno che abbraccia diverse dimensioni, verticale (fiducia nelle istituzioni) e orizzontale (fiducia tra individui), generale (norme sociali) e particolaristica (associazionismo); la conseguente complessità nel tradurre questa multidimensionalità in una “buona” misura; la presenza di problemi di endogeneità o di causalità inversa in quanto è possibile che la fiducia favorisca la partecipazione politica degli individui, ma che, al tempo stesso, quest’ultima accresca il capitale sociale.
In uno studio recente, Does Social Capital Affect Voter Turnout? Evidence from Italy, pubblicato su Social Indicators Research, Nadia Fiorino, Emma Galli e Nicola Pontarollo affrontano il problema della misurazione del capitale sociale sviluppando un nuovo indicatore composito, il Social Catalyst, che presenta alcune caratteristiche rilevanti: è in grado di rappresentare la multidimensionalità del capitale sociale in una misura unitaria e ha quindi il vantaggio di catturare l’effetto di ‘composizione’ delle diverse dimensioni individuate dalla letteratura; è una misura generalizzabile e può essere applicata a contesti diversi. Nel lavoro, il Social Catalyst è calcolato avvalendosi di dati regionali italiani e utilizzato per verificare se la dotazione regionale di capitale sociale è un buon indicatore della partecipazione elettorale in cinque elezioni del parlamento nazionale dal 1994 al 2008.
Il Social Catalyst è un indicatore composito di capitale sociale generato da una combinazione di reti associative, norme sociali e fiducia, quali dimensioni interconnesse che tutte insieme descrivono il patrimonio di una comunità, contribuendo di conseguenza a formare un concetto unitario.
Relativamente al caso italiano rispetto al quale gli autori utilizzano il Social Catalyst, la dimensione della fiducia generalizzata – che segnala la rilevanza di regole e valori generali che informano le relazioni personali, e quindi il grado di onestà e integrità di un’intera comunità – è analizzata attraverso la proxy della corruzione. La dimensione particolaristica della fiducia è catturata dai donatori di sangue e dalle associazioni. Le associazioni si riferiscono a reti spesso motivate da aspettative sul comportamento di altri individui che creano fiducia soprattutto tra i membri, mentre i donatori di sangue catturano la propensione umanitaria al volontariato a favore degli altri. La dimensione delle norme sociali è misurata utilizzando la diffusione dei quotidiani e la quota di contribuenti per il canone TV. La diffusione dei quotidiani è un canale che facilita la trasmissione e la condivisione di informazioni tra i cittadini, rafforzando il loro senso di appartenenza a una comunità e la loro partecipazione sociale. I contribuenti del canone televisivo sono espressione della morale fiscale e il comportamento civico dei cittadini rispetto al pagamento di un’imposta che veniva evasa molto facilmente. Le componenti identificate rappresentano circa l’82,5% della varianza totale.
La Figura 1 illustra la distribuzione dei valori medi del Social Catalyst per quintile. Le regioni del Nord mostrano un capitale sociale più elevato rispetto a quelle del Sud, confermando precedenti ricerche sul divario Nord-Sud in Italia in questa prospettiva.
Il modello empirico stima l’effetto del Social Catalyst sulla partecipazione al voto relativo al parlamento nazionale nelle diverse regioni italiane controllando per un insieme di variabili demografiche, economiche e istituzionali.
Il lavoro prende inoltre in considerazione i problemi di endogeneità attraverso una strategia di identificazione IV basata sull’uso di una variabile strumentale di natura storica, il numero di città-stato in ciascuna regione. L’esperienza medievale dell’autogoverno ha stimolato infatti istituzioni sociali e politiche che hanno costruito fiducia reciproca e norme cooperative nel lungo periodo, persistendo fino ad oggi.
I risultati mostrano che il nesso tra capitale sociale e affluenza alle urne è positivo e fortemente significativo in entrambe le Camere. Oltre all’effetto ‘composizione’ del Social Catalyst, il lavoro sottopone a verifica anche l’effetto delle singole dimensioni del capitale sociale sulla partecipazione al voto e riscontra che, tra queste, le norme sociali e il senso civico, cioè le dimensioni particolaristiche del capitale sociale, sono in grado di promuovere una cittadinanza attiva. La partecipazione elettorale non appare influenzata, invece, dal senso generale di integrità e legalità della comunità.
Sebbene la corruzione entri nel capitale sociale come dimensione rilevante, non influisce sulla partecipazione elettorale, una volta presa separatamente. Questo risultato implica che l’influenza della corruzione sulla partecipazione elettorale è mediata dalla forza delle norme sociali e dal ruolo della stampa.
Alla luce di questa evidenza empirica gli autori concludono che le norme sociali e la partecipazione civica favoriscono un più elevato coinvolgimento nella politica e maggiore fiducia dei cittadini nel processo elettorale. In tal senso, la politica di coesione sociale che, soprattutto nella fase post-pandemica, ha assunto un ruolo sempre più centrale sia nell’Unione Europea sia in Italia, oltre a favorire un processo di crescita più equo e socialmente sostenibile, può anche rappresentare un canale importante di rafforzamento della democrazia e della responsabilizzazione.