Interacting locally, acting globally: trust and proximity in social networks for the development of energy communities
Caferra R., Colasante A., D’Adamo I., Morone A., Morone, P., 2023 – Scientific Reports
Il Clean Energy Package 2019 dell’Unione Europea ha evidenziato il ruolo cruciale delle comunità energetiche e, più in generale, dei programmi di auto-sufficienza collettiva nel promuovere la sostenibilità di lungo periodo. Lo sviluppo delle comunità energetiche genera benefici ambientali, sociali ed economici ma può, tuttavia, incontrare ostacoli quali il limitato sostegno sociale, istituzionale e infrastrutturale.
A differenza di altre misure relative alla transizione energetica, la stabilità a lungo termine di una comunità richiede un costo di coordinamento maggiore, essendo prevista la partecipazione diretta dei cittadini sia a livello individuale sia a livello collettivo. Di conseguenza, quando si parla di una comunità energetica è importante considerarne contestualmente la stabilità economica e sociale.
La ricerca in economia comportamentale ha dimostrato che le decisioni individuali non sono guidate unicamente da motivazioni economiche, ma anche da norme sociali che determinano l’impegno pro-ambientale. Pertanto, anche le politiche economiche più vantaggiose potrebbero non essere efficaci in assenza di un interesse genuino. Il contesto sociale ha un impatto significativo sulle decisioni di cooperare. Il peer effect (“l’effetto dei pari”), ad esempio, è stato identificato come uno dei fattori chiave delle decisioni individuali in vari ambiti, tra cui la scienza politica, la psicologia e l’urbanistica.
Nell’articolo “Interacting locally, acting globally: trust and proximity in social networks for the development of energy communities”, pubblicato su Scientific Reports, Rocco Caferra, Annarita Colasante, Idiano D’Adamo, Andrea Morone e Piergiuseppe Morone approfondiscono questa linea di ricerca applicando le teorie del capitale sociale, ossia ponendo l’accento sulla natura, la qualità e la quantità delle interazioni umane come potenziali fattori determinanti la stabilità sociale nella formazione delle comunità energetiche, intese come associazioni di cittadini, enti e imprese che decidono, insieme, di costruire impianti per produrre e condividere energia rinnovabile. I risultati della ricerca evidenziano come un insieme di norme civiche, fiducia e relazioni sociali possa costituire il motore principale per un progresso socioeconomico virtuoso.
I dati impiegati per l’analisi empirica sono stati raccolti tramite un sondaggio online che è stato diffuso su scala nazionale tra marzo e aprile del 2023, raccogliendo circa 300 osservazioni. L’importanza delle relazioni sociali per la costruzione delle comunità energetiche è stata studiata considerando sia il contesto familiare sia il contesto sociale. Infatti, sono state raccolte informazioni sulla frequenza delle interazioni con il vicinato, amici e parenti (capitale sociale strutturale), il livello di fiducia sociale e istituzionale (capitale sociale relazionale). Sono state raccolte anche informazioni sulle attitudini pro-ambientali dei diversi gruppi (norme civiche). Dai risultati emerge che la propensione a partecipare a una comunità energetica non è una mera scelta individuale dipendente dalle attitudini pro-ambientali dei singoli intervistati, ma anche una scelta sociale influenzata dalla qualità delle relazioni con i soggetti candidati a essere coinvolti nel progetto (il vicinato).
La figura 1 riassume l’effetto delle variabili introdotte nello studio tramite un modello di regressione multipla. Oltre alle attitudini individuali pro-ambientali, dai risultati ottenuti emergono due canali principali di trasmissione: il primo fa riferimento all’influenza familiare nella definizione di percorsi sostenibili; il secondo canale è di natura sociale: un maggiore coinvolgimento sociale e un numero più elevato di interazioni con i vicini aumentano la propensione a far parte di una comunità energetica.
L’influenza familiare può definire percorsi sostenibili: le norme sociali si apprendono prevalentemente in famiglia e determinano il valore della cooperazione. Il secondo canale è di natura sociale: il capitale sociale strutturale facilita l’agire comune e, dato che la prossimità geografica è una condizione indispensabile per la costituzione delle comunità, la buona interazione con i vicini risulta essere determinante nella volontà di cooperare. Il capitale sociale relazionale si basa sul concetto di fiducia che, a sua volta, determina la cooperazione: in questo caso il ruolo chiave è giocato dalla fiducia nei propri pari.
Questi dati suggeriscono che la qualità delle interazioni sociali è un fattore determinante nella formazione di comunità energetiche sostenibili. È anche interessante notare che, a differenza di altre misure, questa soluzione decentralizzata non sembra essere influenzata dal livello di fiducia negli organi centrali. Sembra quindi essere una soluzione la cui sostenibilità dipende molto dalle cosiddette istituzioni informali (comunità, luoghi di partecipazione attiva dei cittadini, etc.), piuttosto che dalle istituzioni formali e dalla stabilità governativa. Un altro dato interessante è che la propensione a unirsi a una comunità energetica aumenta con l’età. Nonostante i giovani siano spesso definiti “generazione verde”, la mancata partecipazione a una comunità energetica potrebbe essere collegata all’incertezza che caratterizza la loro vita lavorativa e sociale. Infatti, la creazione di una comunità energetica comporta costi iniziali significativi, che potrebbero rappresentare un disincentivo a investire in tale iniziativa per coloro che non hanno ancora deciso dove risiedere stabilmente. Per favorire quindi l’inclusione delle fasce più giovani della società nelle comunità energetiche bisognerebbe promuovere non solo politiche ambientali, ma anche interventi strutturali che favoriscano la stabilità socioeconomica.
In conclusione, lo sviluppo delle comunità energetiche richiede un approccio poliedrico che consideri aspetti tecnici, economici, sociali, culturali ed organizzativi. Inoltre, l’elevato costo di coordinamento legato a questa scelta la rende una decisione più collettiva che individuale. Oltre che adeguati strumenti di policy da parte delle autorità centrali, questo tipo di iniziativa decentralizzata richiede una visione ampia, una “spinta dal basso” che parta dai cittadini, dalla creazione di comunità virtuose e sostenibili che siano in grado di organizzarsi a livello collettivo. Incorporando questi elementi, le comunità energetiche possono contribuire in modo efficace alla transizione verso un sistema energetico sostenibile e promuovere una società più equa e consapevole della questione ambientale. È, altresì, fondamentale osservare che il dibattito recente in Italia e in Europa ha mostrato un crescente interesse per le comunità energetiche come strumento vitale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica. La normativa europea, con l’ultima direttiva sulle energie rinnovabili, ha sottolineato l’importanza delle iniziative locali nella promozione dell’autonomia energetica e nella riduzione delle emissioni di carbonio. In Italia, in particolare, il sostegno governativo attraverso incentivi fiscali e la semplificazione dei processi burocratici per l’istituzione di comunità energetiche evidenziano un impegno significativo verso questo obiettivo. Dal punto di vista legislativo ed economico, la Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED II) è stata recentemente recepita e attuata in Italia con un nuovo decreto rilasciato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, introducendo nuovi meccanismi di incentivi premianti per la costruzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili per una durata di 20 anni. Tuttavia, per massimizzarne l’impatto, è essenziale che queste politiche siano accompagnate da una forte sensibilizzazione pubblica, mirante alla costruzione di un tessuto sociale stabile e virtuoso, dove l’impegno civico dei cittadini rafforzi l’efficacia degli incentivi economici introdotti.