Intimate partner violence and help-seeking: The role of femicide news
Colagrossi M., Deiana C., Dragone D., Geraci A., Giua L., Iori E., 2023 – Journal of Health Economics
Articolo presentato durante la XXXIV Conferenza SIEP 2022 “Diseguaglianze e Intervento Pubblico nell’Europa Futura”, Università dell’Aquila
Negli ultimi decenni, l’Italia ha registrato una netta diminuzione degli omicidi intenzionali, divenendo oggi uno dei paesi con i tassi più bassi al mondo, con soli 0,5 omicidi per 100.000 abitanti, ben al di sotto delle medie OCSE (2,6) e degli Stati Uniti (6,0). Tuttavia, il numero di femminicidi nel paese continua ad essere stabile. Secondo l’ISTAT, nel 2018 il 55% dei femminicidi è stato perpetrato da un partner (attuale o ex) e il 25% da un familiare, evidenziando come la violenza di genere sia radicata nella società. I femminicidi, infatti, rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno più esteso: circa il 30% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita.
Il riconoscimento e la segnalazione della violenza sono passaggi fondamentali per porre fine alla violenza di genere. In uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Health Economics dal titolo “Intimate partner violence and help-seeking: The role of femicide news”, Marco Colagrossi, Claudio Deiana, Davide Dragone, Andrea Geraci, Ludovica Giua ed Elisa Iori indagano gli effetti delle notizie di femminicidio sulle richieste di aiuto da parte delle vittime di violenza domestica.
L’effetto delle notizie di femminicidio su una vittima di violenza domestica è, in principio, ambiguo. Da un lato, può aumentare l’importanza dei benefici attesi nel cercare aiuto (o, viceversa, dei costi dovuti al “non agire”) a causa, ad esempio, dell’empatia o dell’identificazione con la vittima. D’altra parte, le notizie di femminicidio possono aumentare la paura di ritorsioni da parte del partner violento, specialmente se chiedere aiuto non ferma immediatamente la violenza.
Per studiare empiricamente quale tra questi due effetti prevalga, gli autori combinano i dati sugli omicidi di donne nel periodo 2015-2019, raccolti da Casa delle Donne per non subire violenza, con il numero di chiamate al numero verde antiviolenza e antistalking 1522 promosso dal Dipartimento per le pari opportunità, e il numero di segnalazioni alla Polizia di abusi domestici e maltrattamenti. L’analisi è condotta a livello provinciale e con frequenza settimanale o mensile, a seconda della fonte di dati.
Lo studio rileva che le chiamate al 1522 aumentano di 0,054 chiamate ogni 100.000 abitanti. Tale effetto, che corrisponde a un aumento dell’11%, è rilevato nella settimana successiva al femminicidio nella provincia in cui è avvenuto il delitto. Contestualmente, le segnalazioni mensili alla Polizia aumentano del 6% (0,118 per 100.000 abitanti).
Infine, lo studio utilizza i dati a frequenza settimanale relativi alle ricerche Google sulle vittime di femminicidio e alla percentuale di notizie di violenza contro le donne diffuse sulla stampa e sul web (Global Database of Events, Language and Tone). Gli autori mostrano che non tutte le notizie di femminicidio hanno gli stessi effetti sulla ricerca di aiuto da parte delle vittime. Le chiamate al 1522 aumentano di più quando il femminicidio suscita un interesse più generale, come evidenziato dalle ricerche su Google del nome della vittima, quando la copertura mediatica sulla violenza di genere è più intensa, quando la vittima del femminicidio è giovane, e quando il metodo di uccisione è efferato.
Questi risultati hanno importanti implicazioni di policy. Sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza contro le donne e dare rilievo agli eventi di femminicidio nelle notizie può svolgere un ruolo prezioso nel promuovere la segnalazione della violenza da parte delle vittime di violenza domestica.
Una possibilità è che le notizie di femminicidio trasmettano informazioni che sono utili di per sé alla vittima di violenza per valutare le potenziali conseguenze legate alla decisione di non chiedere aiuto. Si noti che la mancanza di certezza dell’allontanamento del violento potrebbe limitare la risposta da parte della vittima.
Nello stesso tempo, la scelta di segnalare la violenza subìta potrebbe dipendere dalla rilevanza delle notizie per la vittima stessa, la quale è probabilmente influenzata da quante volte e con quale intensità è esposta alle notizie di femminicidio. Le notizie che circolano maggiormente nei media o che sono più presenti nel dibattito pubblico e nelle discussioni informali tra familiari, amici e conoscenti possono quindi rendere la richiesta di aiuto più probabile. Una maggiore copertura mediatica può non solo aumentare la rilevanza del femminicidio per la vittima di violenza domestica, ma anche ridurre il possibile stigma associato alla richiesta di aiuto.
Il fatto che sia le chiamate al 1522 sia le segnalazioni alla polizia aumentino dopo la diffusione della notizia di un femminicidio suggerisce anche che le potenziali vittime in cerca di aiuto possono essere raggiunte efficacemente non solo attraverso canali consolidati (cioè la polizia) ma anche tramite servizi dedicati come i numeri verdi.
Tuttavia, la risposta alla rilevanza mediatica è di breve durata. I decisori politici possono rimediare promuovendo campagne informative frequenti e sistematiche e incoraggiando la discussione pubblica sulla violenza di genere. Come ulteriori studi dimostrano, il movimento #MeToo ha contribuito ad aumentare le segnalazioni di crimini sessuali in un ampio campione di paesi OCSE e, nel contesto italiano, la campagna contro la violenza lanciata nel 2020 ha incrementato sensibilmente le chiamate di aiuto al 1522.
Il femminicidio di Giulia Cecchettin a novembre 2023 ha rianimato il dibattito pubblico in tutto il Paese, ed è stato accompagnato da manifestazioni di piazza e dal rafforzamento della legislazione in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere (il cosiddetto Codice Rosso, in vigore dal 2019). A gennaio 2024, l’ISTAT ha riferito alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere che le richieste di aiuto al 1522 sono aumentate sensibilmente a fine 2023, probabilmente anche per gli effetti sull’opinione pubblica dell’omicidio Cecchettin. Tuttavia, la strada per l’eliminazione della violenza di genere sembra essere ancora molto lunga. Il Dipartimento della Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno riporta che nelle prime cinque settimane del 2024 (1 gennaio – 4 febbraio), sono stati registrati 9 omicidi con vittime donne, di cui 7 uccise in ambito familiare o affettivo. Un dato molto simile a quello riferito allo stesso periodo dell’anno precedente, quando sono state uccise 9 donne, tutte in ambito familiare o affettivo.