Quality of Government and Subjective Poverty in Europe
Baldini M., Peragine V., Silvestri L., 2018 – CESifo Economic Studies
Il fatto che la qualità delle istituzioni abbia un’enorme importanza per il tenore di vita delle persone è ormai universalmente riconosciuto. Il legame non riguarda solo il benessere materiale, attraverso un effetto positivo della qualità delle istituzioni sulle possibilità di crescita economica di un paese, ma anche quello soggettivo degli individui. Nei paesi caratterizzati da una qualità di governo elevata, ad esempio, la soddisfazione per la propria vita è mediamente superiore rispetto a quella di chi vive in paesi caratterizzati da istituzioni fragili, così come è maggiore il supporto per sistemi politici democratici.
Il legame positivo tra la qualità delle istituzioni e il benessere soggettivo delle persone è oggetto di un’ampia letteratura. Tale legame non è solamente indiretto, attraverso l’effetto che le istituzioni di qualità elevata hanno sullo sviluppo economico e sul tenore di vita degli individui, ma anche diretto, dal momento che la vita è resa più facile e sicura dall’azione pubblica stessa. La capacità di raggiungere i luoghi di studio o di lavoro può ad esempio essere severamente ridotta dalla mancanza di sicurezza nelle strade o da sistemi di trasporto pubblico inefficienti. Allo stesso modo, la presenza di servizi sanitari pubblici non è una condizione sufficiente per garantire un’adeguata assistenza sanitaria, se questi servizi sono di pessima qualità.
Ma che impatto hanno le istituzioni e la loro qualità sulla povertà soggettiva? La bassa qualità dei servizi pubblici può obbligare una famiglia a comprare sul mercato privato beni o servizi in sostituzione di quelli pubblici in settori importanti come la sanità, l’istruzione o i trasporti. In tal caso la famiglia avrà uno standard di vita inferiore, a parità di reddito disponibile, rispetto a famiglie che vivono in aree con una qualità di governo migliore, dove beni e servizi pubblici vengono offerti in modo più efficiente. Inoltre, la presenza di corruzione o di eccessiva burocrazia può produrre un senso di insicurezza che ostacola le prospettive di miglioramento delle proprie condizioni economiche. Poiché uno dei principali obiettivi dei governi nazionali e locali è l’aumento del tenore di vita dei propri cittadini, l’osservazione dei livelli di povertà e benessere soggettivi può fornire importanti informazioni sull’efficacia dei tentativi dei governi di garantire il raggiungimento di tale obiettivo. Tuttavia, l’impatto della qualità del governo (QoG) sul benessere personale non è adeguatamente riconosciuto dalla ricerca empirica.
In uno studio recente, Quality of Government and Subjective Poverty in Europe, pubblicato su CESifo Economic Studies, Massimo Baldini, Vito Peragine e Luca Silvestri si concentrano su questa relazione utilizzando una banca dati sulla qualità del governo in Europa, a livello subnazionale, costruita dal ‘Quality of Government Institute’ dell’Università di Gothenburg con un’indagine condotta nel 2010 e ripetuta nel 2013. L’indagine è stata svolta intervistando un campione rappresentativo di individui (34000 nel 2010 e 85000 nel 2013) in ogni stato membro dell’Unione Europea su tre dimensioni ritenute centrali per la definizione della qualità del governo: la qualità dei servizi, il fatto che siano offerti in modo imparziale e la possibile presenza di corruzione. I dati raccolti premettono di costruire un indice di qualità del governo (‘EQI’ index -European Quality of Government Index) a livello sia nazionale sia regionale.
La figura 1 mostra la distribuzione dei valori EQI per il 2013, utilizzati nell’analisi, per le varie regioni europee. Le aree più scure hanno un indice più elevato e quindi una migliore qualità di governo. Esiste un chiaro gradiente nord-sud, ma la variabilità sembra elevata anche all’interno di alcuni stati, tra cui l’Italia o la Francia.
Per quanto riguarda l’indicatore di povertà soggettiva, esso è ottenuto dall’indagine EU-Silc, e si riferisce alla quota di persone che, in ciascuna macro-regione europea, hanno risposto che riescono ad “arrivare alla fine del mese” (“make ends meet”) con difficoltà o con grande difficoltà.
Complessivamente, il coefficiente di correlazione tra EQI e povertà soggettiva è 0,31. Inoltre la correlazione tra EQI e un indicatore di povertà monetaria è 0,25, mentre quella tra povertà soggettiva e monetaria è 0,28. In sostanza, occorre studiare se la correlazione tra EQI e povertà soggettiva rimane significativa dopo aver controllato non solo i diversi livelli di reddito ma anche molte altre possibili variabili che possano avere un ruolo nel legame sotto analisi, sull’intero campione e in diversi sottocampioni.
In altri termini, la probabilità che una famiglia effettivamente povera non si senta tale dovrebbe essere maggiore in aree con alta qualità del governo e un’offerta maggiore di beni e servizi pubblici, e viceversa la quota di famiglie non povere in termini strettamente monetari che si sentono però tali dovrebbe essere maggiore in aree con bassa qualità del governo e una rete di beni e servizi pubblici più scadente.
I risultati dell’analisi indicano che vivere in un’area con alta qualità delle istituzioni e quindi servizi pubblici di alta qualità riduce la probabilità di sentirsi poveri. Inoltre, come atteso, chi è povero in base al reddito disponibile si sente meno povero se vive in un’area ad alta qualità del governo, e viceversa per chi non è povero da un punto di vista reddituale.
Se le famiglie che vivono in aree con alta qualità delle istituzioni sono più soddisfatte del proprio tenore di vita di quanto il loro reddito suggerirebbe, la domanda che sorge è quanto valga il “premio” dato dall’efficienza del governo, cioè qual sia l’ammontare di reddito necessario per raggiungere un dato livello di benessere per individui che vivono in zone con diversa QoG.
Gli autori quindi propongono un metodo per ottenere una linea di povertà soggettiva corretta per la qualità del governo: più alta è quest’ultima, più bassa è la linea di povertà, poiché è più facile avere un buon tenore di vita se il governo è efficiente. Ne risulta che istituzioni efficienti implicano una riduzione di circa il 6% nel reddito necessario per vivere decorosamente, a parità di altre condizioni. Ciò significa che il “costo” della bassa qualità delle istituzioni, cioè il maggior costo che le famiglie residenti in zone con bassa QoG devono sostenere se vogliono realizzare i propri obiettivi di benessere economico, è per esempio di 1800 euro per una famiglia con reddito disponibile di 30mila euro, una cifra non certo trascurabile.
Focalizzandosi sull’Italia, è possibile calcolare le linee di povertà soggettive corrette per i livelli di efficienza delle istituzioni delle 5 macro-regioni: il risultato è l’ampliamento del divario nell’incidenza della povertà tra Nord e Sud, come è possibile vedere dalla figura 2.
I risultati confermano che l’effetto di vivere in un ambiente caratterizzato da istituzioni efficienti e una buona governance incide in modo significativo sulla povertà soggettiva, e che la qualità dell’intervento pubblico sembra essere più importante della sua quantità.
Dal momento che la povertà di una regione si associa di solito ad istituzioni locali di qualità inferiore, considerare l’efficienza della governance nella misurazione stessa delle linee di povertà dei territori porta, secondo le stime degli autori, ad un aumento nei divari di incidenza della povertà e di standard di vita tra le diverse parti di un paese. Le misure ufficiali standard di reddito pro-capite e di povertà tendono pertanto a sottovalutare le differenze nei livelli di povertà soggettiva tra le regioni e le nazioni.
In conclusione, migliorare l’efficienza delle istituzioni pubbliche produce effetti anche sul benessere soggettivo delle persone, con implicazioni anche sul reddito disponibile. Questi risultati pongono l’accento sull’importanza della qualità dei servizi pubblici e la necessità di ridurre i divari regionali, soprattutto nei paesi dove questi sono più accentuati.