The economic impact of UNESCO World Heritage: Evidence from Italy
Bertacchini E., Revelli F., Zotti R., 2024 – Regional Science and Urban Economics
La designazione di siti del patrimonio culturale è un intervento di policy comunemente riconosciuto per gli effetti sulle economie delle città e delle regioni interessate e sul benessere delle comunità locali. Influenza il mercato immobiliare attraverso vincoli legali per lo sviluppo e uso degli edifici e il valore che le persone attribuiscono ai beni storici e alla loro conservazione. Tra i diversi tipi di intervento, la designazione del Patrimonio Mondiale UNESCO assume un ruolo fondamentale nelle discussioni in merito al possibile impatto economico del patrimonio culturale. Originariamente, la “Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO” ambiva alla conservazione e salvaguardia di siti di valore eccezionale. Tuttavia, negli ultimi anni, il processo di designazione è sempre più visto come uno strumento per il marketing territoriale. Entrare nella “Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO” attira notevole attenzione da parte dei media, del pubblico in generale, dei potenziali donatori e delle imprese. Questo riconoscimento spesso induce paesi e regioni a utilizzare le loro risorse economiche e politiche per influenzare tale processo di designazione. L’aspettativa di un impatto economico positivo giustifica gli sforzi considerevoli richiesti per fare domanda e, infine, ottenere il riconoscimento UNESCO.
Ma quali sono gli effetti delle designazioni del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO sui risultati economici locali? In uno studio recente intitolato “The economic impact of UNESCO World Heritage: Evidence from Italy” e pubblicato su Regional Science and Urban Economics, Enrico Bertacchini, Federico Revelli e Roberto Zotti analizzano l’impatto dell’iscrizione nella “Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO” sui redditi e sui valori immobiliari nei comuni italiani negli ultimi due decenni. L’Italia costituisce un contesto ideale visto il considerevole numero di siti del Patrimonio Mondiale e la struttura amministrativa decentrata, con i governi regionali e locali che svolgono un ruolo attivo nel processo di candidatura per il riconoscimento dei siti del patrimonio.
Per affrontare il problema dell’endogeneità derivante dal fatto che le caratteristiche dei comuni trattati (che ospitano siti del Patrimonio Mondiale UNESCO) potrebbero differire significativamente da quelle degli altri comuni, lo studio si concentra sul campione delle località i cui siti sono stati inclusi nella “Lista Propositiva nazionale” durante il periodo di osservazione. Poiché tale lista nazionale è un requisito procedurale affinché un governo possa proporre siti del patrimonio per una eventuale designazione nella “Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO”, il momento della designazione come sito UNESCO, condizionato all’ingresso nella “Lista Propositiva”, può essere considerato plausibilmente casuale.
Utilizzando il modello Difference-in-Differences (DiD) per periodi multipli proposto da Callaway e Sant’Anna (2021), l’analisi mostra che la designazione come Patrimonio Mondiale in Italia ha un impatto positivo sul reddito imponibile pro capite, con un aumento di circa il 2% cinque anni dopo la designazione (Figura 1a). Allo stesso tempo, le conseguenze sul mercato immobiliare sono più sfumate. Mentre non si osserva quasi alcun impatto della designazione come Patrimonio Mondiale sulle abitazioni civili residenziali (ordinarie), i prezzi delle abitazioni di lusso nelle aree altamente urbanizzate aumentano di quasi il 10% nei primi cinque anni, ma non nelle aree rurali, dove l’offerta di alloggi è presumibilmente più elastica (Figura 1b). Infine, i prezzi degli immobili commerciali aumentano significativamente sia nelle aree urbane che rurali, sebbene l’effetto sia più persistente in queste ultime.
Sulla base di queste informazioni, gli autori esplorano ulteriormente i possibili meccanismi di trasmissione della designazione della “Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO” sui risultati economici locali. In primo luogo, per testare il canale della crescita guidata dal turismo, un’ipotesi frequentemente formulata in letteratura, si studiano le traiettorie dei flussi turistici ufficiali nei comuni trattati e di controllo negli anni attorno alla designazione: i risultati sembrano compatibili con l’ipotesi della maggiore visibilità turistica di una località dopo la designazione nella “Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO” (Figura 2a). Successivamente, viene testata l’ipotesi di selezione basata sull’idea che il valore aggiunto delle amenità dei siti dopo l’iscrizione nella “Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO” attiri individui benestanti con una valutazione elevata di tali servizi. Sebbene non siano disponibili dati sulla mobilità per livello di reddito, si nota che la popolazione residente e la quota di contribuenti ad alto reddito crescono più rapidamente nelle località trattate dopo la designazione, compatibilmente con l’ipotesi di “gentrificazione” che porta a un cambiamento nella composizione dei residenti e a una maggiore domanda di abitazioni di lusso (Figura 2b).
Per concludere, lo studio contribuisce al dibattito sugli effetti economici delle designazioni UNESCO fornendo evidenze empiriche su come il valore del patrimonio segnalato dal processo di iscrizione UNESCO influenzi i valori immobiliari a livello comunale. Inoltre, l’analisi sulla distribuzione del reddito si collega alla letteratura sulla “gentrificazione turistica”, che studia come le politiche di rivitalizzazione urbana che generano massicci flussi di capitale nei mercati immobiliari di quartieri di classe media possano produrre radicali riconfigurazioni sociali e trasformarli in enclave benestanti. Basandosi sul contesto italiano, le evidenze ottenute sono probabilmente valide anche per altri paesi europei con caratteristiche del patrimonio culturale ed economie simili. Si noti, tuttavia, che gli effetti positivi documentati sulle economie locali possono derivare da dinamiche che non sono necessariamente favorevoli ai residenti. In particolare, il fenomeno della limitata disponibilità di terreni per lo sviluppo abitativo, specialmente nelle aree altamente urbanizzate, unito all’aumento della domanda di seconde case e di abitazioni ristrutturate, è destinato a portare a una competizione tra gruppi “esterni” e residenti, con conseguenze “escludenti” a causa della carenza di alloggi a prezzi accessibili e lo spostamento o la rilocalizzazione delle fasce più vulnerabili della popolazione, inclusi i lavoratori nei settori legati al turismo. Questa è una dimensione importante della questione che non viene analizzata nel presente lavoro ma che merita di essere affrontata in future analisi.